Settore dei Giochi: Ci si pongono alcune domande importanti

Sicuramente l’intera industria del gioco è così contenta della possibilità di vedere arrivare il riordino del settore che all’apparizione dell’articolo 15 della Legge Delega che contempla la ristrutturazione del sistema-gioco è rimasto quasi basito e senza parole stropicciandosi gli occhi e sfregandosi le mani di fronte al raggiungimento di una chimera ormai data perduta per sempre!

Però, ora sia lo stesso settore che le associazioni di categoria hanno l’obbligo di valutare come e quali saranno gli interventi e se questo fantomatico articolo 15 potrà, quando sviluppato, porre rimedio alle mille criticità attuali del mondo ludico, alla precarietà delle sue imprese, alle incertezze dei suoi operatori che pur lavorando in forza di una concessione non riescono a rappresentare la legalità sull’italico territorio né tanto meno a salvaguardare la salute dei cittadini-giocatori. Troppa illegalità sta tenendo in ostaggio le attività di gioco assediandole oltre tutto con grande maestria e potenza economica e mettendo le “Riserve di Stato” in grande difficoltà.

Ed il riordino ed il restyling della normativa ludica potrà fronteggiare e confrontarsi con così tante precarietà? La materia del gioco rimane piuttosto ostica per la politica e, purtroppo, è una situazione che si trascina da così tanto tempo che sembra quasi impossibile che si possa trovare il (famoso) bandolo della matassa del gioco che oggi appare alquanto ingarbugliata e piena di nodi difficili da districare.

Un’intesa che però non ha portato a nulla

Oltre tutto rimane il concetto di base che era già stato applicato nella famosa Intesa tra Stato, Regioni ed Enti Locali del 2017 quando fu deciso, e messo in pratica, di ridurre drasticamente la presenza del gioco su tutto il territorio.

Ciò dovrebbe rientrare anche nell’attuale restyling del Governo Meloni che vuole appunto curare nel dettaglio la distribuzione dei punti di gioco facendo anche un punto piuttosto preciso tra gli esercizi generalisti dove vengono “ospitati” gli apparecchi di gioco ed i punti di gioco riservati esclusivamente a questo intrattenimento.

Dunque, come per incanto, ora che l’Esecutivo di Giorgia Meloni si fa promotore del riordino dell’offerta di gioco, anche la politica “si muove” e sottopone idee: cosa inaspettata visto che la politica si è sempre tenuta parecchio lontana da questo mondo come se provvedere a ridisegnare il gioco d’azzardo fosse un affare “pericoloso”, da prendere con le “famigerate pinze” per non trovarsi ad effettuare confronti con l’elettorato e non schierandosi quindi per tutelare gli interessi di questo comparto che è sempre stato, tra l’altro, di aiuto per i bilanci dello Stato e per l’economia globale del Paese.

Ma sono anni che la politica si esercita a dribblare qualsiasi cosa riguardi il gioco, con a capo tutti i migliori siti di gioco italiani legali ADM dove ci si può divertire con la scala 40 anche con soldi veri in modo sicuro, anche se degli introiti di questo settore non è mai riuscita a farne a meno, né tanto meno è riuscita ad eliminare il settore da tutto il territorio: d’altra parte, se non ci è riuscito il Movimento Cinque Stelle laddove aveva una parte delle redini del Governo di allora, inserendo il Decreto Dignità ed il divieto della pubblicità ai giochi…

Alcune parti politiche sono in disaccordo

Ma per tornare all’attualità ed al già famigerato articolo 15 (famigerato almeno per il settore ludico, ovviamente) inserito nella Legge Delega che si appresta ad avviarsi nel suo cammino parlamentare, ecco che appaiono le avvisaglie politiche da parte del Pd che a mezzo del proprio senatore Franco Mirabelli comincia a fare le valutazioni sull’ipotetico riordino e sugli interventi che sarebbero nel “mirino governativo”, facendo anche una sorta di paragone con la propria proposta di riordino presentata recentemente ancor prima della Legge Delega e dell’intervento dell’Esecutivo.

Prima di tutto serve precisare che al momento non si riescono a dare giudizi sul progetto di riforma dei giochi anche e sopratutto perché tanti nodi e tante problematiche del gioco non vengono sciolti dall’articolo 15 della Delega che appare ancora un po’ troppo generica per poter essere “giudicata”. Sicuramente, la cosa più importante è che ci sia attenzione da parte del Governo per la nuova regolamentazione del gioco e per la tutela dell’utenza.

È chiaro che verranno messe in campo tutte le strategie possibili appunto per la tutela dei giocatori, dalla formazione di coloro che si occupano ed offrono gioco da parte dello Stato, alla fissazione dei limiti da imporre agli stessi giocatori.

E forse bene anche l’idea che il tema delle distanze venga concordato anche con gli Enti Locali, ma non deciso da Leggi Regionali come è accaduto sinora, cosa che ha portato una specie di terremoto continuo nel settore con disagi economici davvero eclatanti e che hanno trascinato il settore sul baratro sul quale stanno cercando di stare in equilibrio certamente precario e pericoloso.

La trasparenza va sempre garantita

Un’altra cosa interessante contenuta nella Legge Delega è che si sono ipotizzati interventi per migliorare la tracciabilità dei finanziamenti per garantire la trasparenza delle imprese, anche mettendo controlli più efficaci lungo tutta la filiera: e questo è senz’altro un intervento mirato che probabilmente potrà produrre positività per avere imprese sempre più “alla luce del sole”.

Contrariamente alla positività di alcuni interventi previsti nell’articolo 15, si deve constatare che nella Delega non esiste alcuna riflessione sulla “quantità dell’offerta di gioco”: non esiste alcun percorso di diminuzione della sua presenza sul territorio anche se la domanda continua ad essere tanta ed in crescendo, ma non per quello che si potrebbe chiamare un rischio per il gioco problematico.

Misure che non hanno sortito gli esiti sperati

Le persone si intrattengono con il gioco, almeno la maggior parte di loro, ma non ne sono schiave e le strategie che sinora sono state messe in campo stanno aiutando a mantenere il gioco entro determinati confini.

Certo gli interventi di supporto, di informazione sono lì pronti per essere aggiornati e moltiplicati: poiché invece che continuare nell’adottare i cosiddetti distanziometri che non sono stati giudicati utili al contrasto delle derive del gioco, si dovrà puntare sull’informazione e la formazione del personale e sulle campagne per la cultura del gioco, partendo dalle scuole: serve innanzi tutto che queste campagne vengano studiate anche per i giovanissimi e quindi con il loro linguaggio e con le loro tempistiche. Insomma, si è detto che ci “sono lavori in corso” e mai parole sembrano più adeguate.

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