Pochissima tutela Statale nei confronti del comparto ludico

Pubblicazione: 22 Giugno 2023 ore 08:15

poca tutela statale per settore giochi

A volte, sinceramente, “non ci piace” continuare a ripeterci laddove si parla di “distanziometri” e di “fasce orarie” di accensione degli apparecchi di gioco, ma purtroppo si tratta di argomenti tuttora attuali che sgomentano e non di poco il gioco pubblico che rimane impotente alle varie interpretazioni che vengono affibbiate alle norme regionali ed ai relativi “strumenti di contrasto” che, inutile sottolinearlo”, dettano legge sui territori.

Sfortunatamente, però, tali strumenti continuano a mantenere la loro forza “oppositrice” alle attività ludiche ed altrettanto continuano a mantenere le distanze tra lo Stato ed il settore ludico che, in attesa del riordino nazionale, lascia che la “barca del gioco” rischi di affondare ogni giorno che passa: e questa realtà diventa sempre più realizzabile, cosa che comporta l’assoluta incertezza nel cuore degli addetti ai lavori che non trovano più “armi” disponibili per poter affrontare quell’attuale disastro commerciale che questa perenne incertezza sul proprio lavoro, provoca.

Insomma, si potrebbe dire che l’atteggiamento dello Stato, e la sua continua e testarda latitanza, stanno creando davvero una profonda ferita, anzi una crepa, nei rapporti tra lo stesso Stato e le sue Riserve.

Di fatto, e si spera che tutto finisca con la nascita del riordino nazionale, questa situazione e questa distanza che gli operatori del mondo dei giochi sentono sulla loro pelle non è positiva per l’economia e lo sviluppo del settore che, invece da parte sua, è sempre disposto ad innovarsi ed anche ad investire, cosa impossibile senza avere le certezze normative che oggi mancano.

Norme diverse nelle diverse Regioni italiane

In particolar modo, si parla del gioco terrestre direttamente chiamato in causa sia dalle norme regionali che dai vari strumenti che i territori hanno messo in campo a contrasto del gioco problematico: o per lo meno questa è sembrata essere la loro “motivazione sociale”. Malauguratamente, fino ad ora, lo Stato non ha mai veramente messo in campo una vera e propria intenzione di trattare questo “contenzioso”.

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E neppure l’intenzione di entrare nel cuore del problema ludico che dovrebbe applicare una corretta regolamentazione di fronte ad una riserva di legge: normativa che sembra essere in vigore, ma purtroppo soltanto sulla carta perché le Leggi Regionali in realtà “la contrastano” vistosamente ed la fanno entrare a gamba tesa in assoluto conflitto con l’intero impianto normativo che riguarda i giochi.

Anche se questa assurda situazione sembra sia “sentita” soltanto dalle imprese di gioco, e che lo Stato centrale continui ad ignorarla, le attività ludiche si sentono quasi risucchiate in una sorta di mulinello che le sta trascinando sempre più a fondo in acque torbide e fa correre loro dei rischi veramente impensabili al momento in cui un qualsivoglia operatore decide di mettersi nel business del gioco pubblico!

Così le imprese, anche quelle titolari di siti di gioco legali ADM dov’è presente il famoso gioco di carte del burraco, si sentono intrappolate, come i loro lavoratori che sentono di vivere in un equilibrio del tutto precario per il proprio prossimo futuro e quello delle rispettive famiglie.

Il Riordino del Gioco potrebbe sistemare tutto

É del tutto evidente che tutti gli operatori guardino con speranza al riordino che, purtroppo non avrà una nascita nell’immediato anche se mai come con l’attuale Governo si ha la percezione che “questa sarà davvero la volta buona”: la caparbietà e la voglia di offrire aria di cambiamento del Premier Meloni fa guardare davvero con speranza a che ciò si avveri.

Senza ombra di dubbio, il gioco è troppo tempo che continua ad assistere alle decisioni dei vari Enti Locali che dispongono della chiusura di un punto di gioco in virtù delle famigerate Leggi Regionali “capestro”: poi il gestore del punto impugna gli atti al TAR che, a sua volta, conferma la linea amministrativa a volte neppure entrando tanto nel merito e “facendo finta” di non rendersi conto che con le limitazioni e le restrizioni imposte si arriva ad un territorio inibito per una percentuale che più delle volte rasenta il 98%: quindi, indiscutibilmente insufficiente ed improponibile per poter anche de-localizzare qualsiasi attività commerciale.

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Il mondo dei giochi ha notevole fiducia per il futuro

Ed a volte i Magistrati si esprimono “facendo finta” di non essere a conoscenza che ciò rappresenta un divieto totale del tutto incompatibile con la normativa statale vigente e pure con la Costituzione per quello che riguarda la libertà di impresa: così l’operatore coinvolto in questo deja-vu si appella al Consiglio di Stato che con il suo verdetto sospende gli effetti delle norme confermate dal TAR non potendo rischiare di vedere discriminate attività del tutto legittime che operano per conto dello Stato. Insomma, davvero una spirale assurda ed inconcepibile che si ripete da tempo e dalla quale non si riesce ad uscire.

Alla fine non è tutto da buttare

Ma, per fortuna, non è tutto così brutto ed a sfavore del gioco, a volte accadono “cose carine” in territori ostili: ci si riferisce, tanto per cambiare, al trentino dove il CdS ha sospeso il provvedimento di chiusura di un locale di gioco in attesa della trattazione di merito di una vicenda similare che avverrà il prossimo mese di giugno, tempistica che impone un grande aggravio di perdite economiche per l’operatore coinvolto.

Operatore che fino a prova contraria è in funzione nel rispetto delle Leggi dello Stato. Anche questo non rappresenta la novità, visto che vicende simili sono sempre presenti sul territorio, sopratutto là dove tutto ha avuto inizio, nel lontano 2011 quando proprio la Provincia Autonoma di Bolzano ha iniziato il suo percorso ostativo nei confronti del mondo del gioco e dove ancora questo “sentore” è vivo e vegeto anche se qualche “incrinatura” è comparsa, ma dove la suddetta Provincia continua a voler mantenere una linea dura piuttosto ostinata nei confronti dello stesso comparto.

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Norme troppo restrittive non fanno il bene di nessuno

É evidente che su quel territorio non si vogliono fare i conti con la realtà: cosa che alcune Regioni hanno fatto eseguendo qualche piccolo passo indietro rispetto alle proprie Leggi Regionali una volta resesi conto che certe disposizioni restrittive avevano avuto soltanto lo sviluppo di procurare la chiusura di attività economiche del tutto legali andando a sostenere la problematica della disoccupazione ed attivando l’ingresso dell’illegalità con la conseguente mancata sicurezza del territorio ed un decremento dell’economia dei rispettivi territori: ma questo percorso è riservato davvero a poche Regioni.

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Vanessa Maggi

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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità.

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