Il coraggio di chiamare imprese anche quelle che trattano il gioco
Arriverà sicuramente un giorno, e si spera non molto lontano, che anche le “strutture” che trattano il gioco ed i casino online migliori potranno ritornare ad essere chiamate “imprese” perché, forse, ciò significherà in generale che si è tornati a “far risaltare” chi si avventura nel campo minato del gioco d’azzardo pubblico, chi acquista una concessione per poter offrire il prodotto gioco a nome dello Stato e, sopratutto, chi investe in questo effimero business.
In questi ultimi tempi, certo, questo non accade perché ormai le imprese di gioco vengono chiamate con tutti i nomi possibili ed immaginabili così come coloro che vi lavorano molto professionalmente e che vorrebbero, invece, con il loro impegno poter pensare ed organizzare il proprio futuro con programmi sia aziendali che personali.
Ma la realtà attuale del gioco è diversa da questo “bel quadretto” ed è costellata solo da incertezze, divieti, impegni economici e poco altro: soddisfazioni, guadagni e tornaconti sono termini che nel gioco d’azzardo, oggi non si possono più usare come una volta.
Non vi è dubbio che “rincuorare, rilanciare e far risaltare” il mondo dei giochi sarebbe una strada da percorrere per arrivare all’obbiettivo di rimettere il settore ludico al fianco di altri settori produttivi che aiutano il nostro Paese a crescere e non ne provocano certamente “l’abbassamento del PIL” od altre nefandezze che vengono attribuite alle imprese che si impegnano nel gioco, nelle scommesse, nelle lotterie.
Per arrivare a questo obbiettivo di “rilancio” si annuncia uno studio del settore condotto dalla Cgia di Mestre che da sempre “parteggia” per le imprese ed i suoi operatori: per quelle lecite, naturalmente, che sono l’unico baluardo della legalità e che la difende dalla parte illegale del gioco che vuole ritornare a riappropriarsi del mercato.
Il Gioco ha sempre i bastoni tra le ruote
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In questo Paese, invece, appare sempre più palese che l’Esecutivo di turno, e questo ultimo Giallo-Verde in particolar modo, non fa altro che contrastare una qualsivoglia attività ludica con strumenti che vengono ancora oggi usati, ma che non raggiungono sicuramente lo scopo di riuscire a contrastare il gioco problematico.
Certamente non contrastano il gioco illegale che sta prendendo possesso dello spazio lasciato libero da quello lecito, costretto a “ritirarsi”, purtroppo, perché vessato da norme, ordinanze e divieti a volte veramente “scriteriati”.
Il lancio di questo studio, forse, tornerà a far brillare il mondo dei giochi mentre i riflettori si sono spostati sulle problematiche che affliggono le aziende di settore che si uniscono agli strumenti, che si è elencato poc’anzi, che si mettono in mezzo a qualsiasi percorso commerciale ludico, piccolo o grande che sia.
Le questioni fiscali per esempio, ed i vari adempimenti con cui le imprese di gioco ed i gestori di alcuni dei migliori casino online certificati AAMS/ADM si devono confrontare quotidianamente sono problematiche pesanti con le quali convivere, anche perché è indiscutibile che il tornaconto delle stesse imprese di gioco si è assottigliato sempre di più per riuscire ad “obbedire” ed adempiere ai vari aumenti di tassazione che lo Stato centrale impone a mezzo dei suoi decreti.
Ed a parte i decreti ostativi al gioco, della sua riforma invece lo Stato non parla, seppur l’abbia formalmente promessa all’interno del Decreto Dignità: ma forse gli operatori del gioco, visto che stanno rincorrendo da un po’ questa promessa, magari “se la sono inventata o peggio immaginata”…
Parole importanti che fanno riflettere
Le righe che si stanno ora scrivendo prendono spunto da ciò che ha detto il Presidente di As.Tro a margine del convegno organizzato sulla (troppa) fiscalità destinata al settore, convegno a cui hanno partecipato altri protagonisti come l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e l’Agenzia delle Entrate (sempre all’erta). Infatti, la cosa positiva che si è sollevata in questo incontro è, innanzitutto, la consapevolezza che quando si parla di “gioco” si ha a che fare “con vere e proprie imprese e realtà economiche come tutte le altre”, soltanto più pressate a livello economico: ma che non si è certo di fronte ad imprese di gioco da trattare come semplici nudi e crudi “bancomat di Stato”, come sembra qualcuno intenda fare.
Sopratutto per questa ragione, uno dei tanti obbiettivi di As.Tro è quello di continuare a dare risalto alle realtà imprenditoriali del comparto ed esattamente per questo è stato annunciato quello studio di indagine commissionato ad uno dei più rilevanti centri-studi sul nostro territorio: ci vuole uno studio preciso sul settore ludico, condotto da una prestigiosa organizzazione come la Cgia di Mestre che rappresenta, da tempo, un riferimento a livello nazionale per quanto riguarda le tematiche economiche e produttive.
Mentre si stanno scrivendo queste righe, non ci si può assolutamente dimenticare degli aspetti fiscali che affliggono il gioco, in modo particolare nel comparto delle apparecchiature da intrattenimento: gli aumenti continui del Preu su slot e Vlt sono veramente diventati insostenibili.
L’enorme pressione fiscale che grava sul mondo dei Giochi
Infatti, la pressione fiscale sui ricavi lordi degli apparecchi, negli ultimi cinque anni è aumentata dal 42% al 66%, vincendo così con queste percentuali la classifica con i principali Stati europei. Ben lontana dalla percentuale del 66% italica troviamo la percentuale pagata dai giochi in Spagna, il 38%, nel Regno Unito, il 25% per finire con la Germania, dove le imprese di gioco sono tassate per un 22%.
Bel primato il nostro, non c’è che dire… e poi non si vuole chiamarle imprese quelle che si occupano (sfortunatamente) ancora di gioco d’azzardo pubblico? Senza dimenticare che questo benedetto Preu sugli apparecchi di gioco è stato ritoccato più volte in questi ultimi mesi dall’attuale Esecutivo Giallo-Verde: ma non ci vogliamo ripetere ancora con questi aumenti poiché se ne è già parlato diverse volte.
E per chiudere “in bellezza” si può ancora una volta sottolineare, perché “ci piace” soffrire, che nei piani governativi questi aumenti dovrebbero determinare (ovviamente) maggiori entrate per lo Stato: pari a 770,9 milioni di euro nel 2019, fra slot e Vlt.
Successivamente, negli anni a divenire il surplus previsto è di 768,9 milioni annui: ma gli italiani giocatori, invece, avranno una diminuzione del payout. Il 68% per le slot e 84% per le Vlt: questo a fronte dell’aumento della tassazione è stato “gentilmente offerto” dalla Legge di Bilancio.
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Vanessa Maggi Giornalista |
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Vanessa Maggi è la nostra Giornalista di punta che coordina e scrive per la redazione di Casinoonlineaams.com. Spinta da una grande passione per il mondo dei giochi su internet, ricerca sempre notizie legate al mondo ludico per farti stare informato su tutto quel che riguarda questo mondo. La sua passione per questo lavoro è davvero invidiabile. La contraddistingue una grande tenacia nella ricerca della verità. |
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